La vera storia delle opere della Villa d'Orri e dell'artista Zino Sechi

I testi storici che espongono le meraviglie artistiche della Villa d'Orri, quando trattano il tema degli affreschi della Villa Regia, parlano genericamente di "opere settecentesche", ignorando il grande lavoro svolto nel secondo dopoguerra da alcuni artisti, artigiani e garzoni locali, guidati da Vincenzo Manca di Villahermosa, e in particolare del pittore, scultore, restauratore e poeta Ignazio Sechi, noto "Zino".


Con questo articolo si cercherà di fare chiarezza su tale argomento, restituendo la giusta valenza ad artisti rimasti troppo "dietro le quinte" nonostante meritino anche loro una parte degli onori che la Villa d'Orri riceve per la propria straordinaria bellezza e importanza culturale.
Si cercherà di colmare questo "vuoto" dando la parola allo stesso Zino Sechi che, nel non lontano 2003, scrisse all'allora Soprintendente Francesca Pulvirenti Segni, rivendicando la propria storia e il proprio lavoro artistico.
Nella propria missiva Zino inizia specificando un elemento alla base di tutto: "alla fine dell'ultimo conflitto mondiale un'esplosione determinò lesioni alla Villa, specie nel tetto, che crollò in vari punti nel 1947". 
Fu proprio in questo modo, a partire da quell'anno, che il giovane Zino fu assunto alle dipendenze di Don Vincenzo Manca di Villahermosa iniziando un lungo lavoro artistico che fu per lui uno straordinario laboratorio artistico in uno scenario tra i più eccellenti d'Italia.
Ci troviamo quindi in un punto di svolta nella storia della Villa d'Orri, perché è necessario procedere non solo con delle riparazioni e restauri, ma anche con autentici lavori di consolidamento che modificheranno in parte l'assetto settecentesco della struttura.
Nel 1947 intervenne, infatti, così come specificato dallo stesso Zino, anche il "genio civile con l'impresa

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