Sarroch in "Città e villaggi della Sardegna dell’800" di Vittorio Angius

SARROCCO [Sarroch], villaggio della Sardegna nella provincia di Cagliari, compreso nel mandamento di Pula della prefettura di Cagliari, e nell’antico dipartimento di Nora del regno o giudicato di Cagliari. La sua situazione geografica è nella latitudine 39°4' e nella longitudine occid. dal meridiano di Cagliari 0°6'30".
Queste determinazioni valgono però per quella parte del paese, che dicesi vicinato di s. Vittoria, non per l’altra che dista da questa poco men d’un miglio e trovasi un poco sopra il ponente. Il vicinato di s. Vittoria trovasi a 5/8 di miglio dalla riva del mare, dove comincia un gruppo di piccole colline che stendesi verso austro e più verso sirocco formando il promontorio della Savorra nel golfo di Cagliari. Il vicinato di s. Georgio, distante dal primo verso ponente, quanto abbiamo già accennato, e dal mare miglia 13/4 giace al piede del monte Sa Pianedda contro il sirocco, ed è riparato a levante e a tramontana da due piccole eminenze. I paesani appellano il rione di s. Vittoria Barraccas de baxiu (baracche di giù) e quello di s. Georgio Barraccas de susu (baracche di sopra), perché le prime abitazioni che si piantarono non furono altro che capanne, simili a quelle de’ pastori, quando ne’ tempi più prossimi a noi fu ristaurata la popolazione in questo luogo, già da gran tempo deserto, perché frequentissimamente infestato dagli africani, che saccheggiavano le case e portavansi via gli abitanti, che potean sorprendere, alla schiavitù. L’aspetto di questi due rioni fa intendere a’ passeggieri quali uomini sieno gli abitanti, che poco migliorarono da quelli, che furono i ristauratori di questa popolazione, gente collettizia, pastori e banditi montanari. Parrebbe di vedere una scena di paesi molto lontani dall’Europa, un gruppo di capanne di uomini selvaggi. Nel rione di s. Vittoria godesi un bellissimo orizzonte da tramontana a levante, avendosi in prospettiva le colline con la città di Cagliari, e poi la catena delle montagne, che finiscono nel capo Carbonara e tutto il golfo. Il territorio di Sarrocco è più montuoso che piano. Abbiamo notato le colline prossime al rione di s. Vittoria e le altre che tien vicine il rione di s. Georgio con la montagna della Pianella, come dicesi dal suo dorso quasi piano il monte, che levasi a maestrotramontana di questa parte di Sarrocco. Questo pianoro, lungo poco più d’un miglio, largo, dove più, la metà, resta nel confine della massa de’ monti, che dal maestro di Capoterra stendonsi fin qua, e levasi notevolmente nelle punte dette di Casteddaris, Gilladus e Canargius, le quali due ultime sorgono prossime al ponente di Orri. Il piano è alle falde de’ monti nelle maremme, e al ponente e libeccio del rione di s. Georgio. I vegetabili ghiandiferi sono in poche parti di questo territorio, segnatamente nelle pendici della Pianella e ne’ monti vicini, nel rimanente frondeggia il bosco ceduo. Le sorgenti non sono poche, principalmente alla montagna, ma pochissime notevoli. Le fonti delle pendici orientali della Pianella formano due rivoletti, uno de’ quali entra nel mare nel luogo detto Sa Foxi a 3/4 di miglio e al greco di s. Vittoria, l’altro, a miglia 1 dalla Foxi e al suo settentrione, presso l’antica torre detta S’Antigori. Un rivo scorre prossimo a s. Georgio a mezzo miglio e al suo ponente, ed è quel ramo del fiume di Nora che nasce alle pendici grecali delle eminenze centrali della montagna detta Montenieddu, un cui braccio disteso per miglia 6 a levante termina in sulla sponda destra di detto rivo quasi alla stessa distanza, che notossi, dal rione. In queste regioni montuose trovasi gran copia di selvatici, cervi, cinghiali, daini. Sono pure in gran numero le pernici e altri uccelli ricercati da’ cacciatori.

Popolazione. 
Hanno i due rioni di Sarrocco anime 822, distinte in maggiori di anni 20, maschi 242, femmine 238, e in minori maschi 168, femmine 182, distribuite in famiglie 223. Nascono ordinariamente all’anno 25, muojono 16, e si celebrano 5 matrimoni. I sarrocchesi sono gente robusta, ma non molto laboriosa, e poco pure da lodare nella parte morale, la ragione della qual condizione devesi riconoscere nella quasi nulla istruzione religiosa, e nella pochissima attenzione del governo sopra di essi, che si sono sempre lasciati a loro stessi. Il giudice di mandamento, che ha sua residenza in Pula, poche volte all’anno si disagia per venire in questo paese a render ragione a quelli che la domandano e non possono andare a trovarlo; e dopo questo non si è mai pensato a collocarvi una piccola stazione. I delitti sono perciò frequenti in questo territorio, ma è caso raro che sian provati e che si puniscano i delinquenti. Alla negligenza de’ curiali aggiungesi che non si possono trovare testimoni né pure di quei crimini, che si perpetrarono nel cospetto di tutti, in mezzo al popolo nella piazza della danza. Se si voglia costringerli col giuramento essi non avranno scrupolo di spergiurare, tanto più, che credono lecito lo spergiuro che sia per difesa propria o in favore altrui. Siccome questa immoralità del popolo dipende dal difetto d’istruzione religiosa, dalla negligenza della giustizia, e dal difetto di forza pubblica; così bisogna provvedere con mandarvi sacerdoti zelanti e idonei, con obbligare il giusdicente a più frequenti visite, a maggior diligenza in ricercare i violatori della legge, e a tenervi alcuni soldati per il buon ordine. Se non porgansi questi rimedi il male non si spegnerà, e si avrà l’onta di veder in una provincia italiana uomini semiselvaggi. Dei sarrocchesi 110 individui sono applicati all’agricoltura, 140 alla pastorizia, 20 a’ diversi mestieri di muratori, falegnami, ferrari, calzolai ecc. Le donne lavorano al telajo, e tessono panni e tele per il bisogno della famiglia. La scuola primaria potrà avere 15 fanciulli, quando essi vi concorrono tutti, e quando piace al maestro di far scuola. Dopo tanti anni da che fu istituita non n’è uscito alcuno che sapesse leggere e scrivere. Forse non sono più di otto quelli che in questa popolazione leggano e scrivano, computati anche i preti. 

Agricoltura. Non mancano le terre idonee alla coltura dei cereali e in alcune regioni si riconoscono ottime, perché se sieno tempestivamente inaffiate dalle pioggie producono molto. L’ordinaria seminagione è di starelli 650 di grano, 300 d’orzo, 100 di fave, 30 di legumi, 20 di lino. L’orticoltura è praticata da pochissimi per quello solamente che vuolsi per la famiglia. La vigna è poco estesa sebbene sieno luoghi comodissimi per la medesima nelle prossime colline. Il vino ha qualche bontà, e l’avrebbe maggiore se la manipolazione fosse praticata con miglior arte. L’arboricoltura è molto estesa per lo smercio, che se ne può fare nella prossima capitale, trasportandovi per barca i frutti. I peri vengono spontanei in questo territorio e sonovi amplissimi, dove fan selva: innestati danno mi- gliori frutti in grandissima copia. La massima parte delle pere, che si vendono nel mercato di Cagliari, proviene da Sarrocco, ma quei paesani che potrebbero guadagnare il triplo e più, che sogliono avere da questi frutti, se li trasportassero essi stessi e li vendessero, devono contentarsi di quello, che offre ad essi il rigattiere cagliaritano, che non suol dare né pure il terzo di quello, che darebbero persone più coscienziose, che si contentassero di un lucro ragionevole. Le altre specie fruttifere sono meno importanti in rispetto alla quantità degli individui. Se i sarrocchesi fossero meno stupidi potrebbero avere maggior vantaggio da un terreno idoneo a molte diverse produzioni, che lasciano incolto per il bestiame. 

Pastorizia. Il territorio di Sarrocco ha pascolo per ogni sorta di bestiame, e non se ne patisce difetto se non manchino le pioggie autunnali. Nel bestiame domito si numerano buoi per l’agricoltura 400, vacche 60, cavalli e cavalle 80, giumenti 200, majali 120. Si tiene ne’ cortili molto pollame. Nel bestiame rude si possono notare vacche 600, capre 4500, porci 1200, pecore 2000, cavalle 180. I pastori essendo ancora in preponderanza sopra gli agricoltori e quindi audacissimi, invadono spesso i campi seminati, forano le siepi e devastano le altrui proprietà. Non volendo che si restringano i pascoli si oppongono alle novelle chiusure, e se qualche proprietario voglia godere del beneficio della legge con cingere i suoi campi di muro, essi distruggono il muro, come han ben fatto l’anno scorso, che in una notte distrussero quello, con cui il cav. D. Giuseppe Siotto chiudeva un suo terreno. Cotesta tracotanza de’ pastori è una delle cause principali, per cui l’agricoltura non può avere incremento, e se non sia repressa si peggiorerà. Egli è vero che sono in Sarrocco i barrancelli. Essi esigono il prezzo che si è convenuto per l’assicurazione, ma non vegliano per la custodia delle proprietà, e non pagano i danni: anzi si crede che sian gli stessi barrancelli che rubano, accadendo spesso che la loro compagnia sia composta di persone poco oneste, e meglio, come furono qualificati da chi li conosce, di ladri matricolati. I prodotti pastorali vendonsi in Cagliari. La pastorizia sarrocchese è tale qual era in tempi antichi, quindi non se ne ha gran lucro. La cultura delle api è quasi totalmente negletta. Tra i sarrocchesi sono alcuni cacciatori di professione, i quali mandano al mercato di Cagliari molti capi di selvaggiume; sono poi de’ legnatori, i quali faticano a tagliar e trasportare alla spiaggia di Foxi le legne per venderle ai barcajuoli che provvedono i depositi, o le pubbliche legnaje di Cagliari (is postus). Di questi alcuni sogliono tagliare le legne sottili, cistio, lentisco, mirto e altri arbusti, le quali formano in fasci o fascine, onde son detti fascinajus; altri tagliano le legne grosse, onde sono appellati linnaresus (quasi legnieri); ma gli uni e gli altri adoperando senza alcun rispetto la scure commettono le più dannose devastazioni, e lo han fatto finora impunemente. Per accorciarsi la strada del trasporto osano spesso entrare nelle altrui proprietà ed abbattere gli alberi fruttiferi; né possono i padroni querelarsene, perché potrebbero patire danni peggiori, e rischiar della vita, prendendosela con qualche disperato, come sono nella massima parte cotesti legnatori, su’ quali pare che si aggravi la maledizione di Dio, perché quanto sono più iniqui tanto più sono premuti dalla miseria. Le fascine e le legne grosse si trasportano da’ navicelli cagliaritani nella città, e questo trasporto, che non cessa mai in tutto l’anno, è attivissimo nell’estate. Quei tristi che cagionano gravi danni a molti proprietarii tagliando le piante de’ loro poderi, sono poi alla loro volta frodati da’ barcajuoli, che fanno questo negozio con poca buona fede. Da’ diversi prodotti dell’agricoltura, pastorizia, caccia e bosco, i sarrocchesi potranno forse guadagnare all’anno non più di ll. n. 60 mila. 

Religione. Sarrocco è compreso nella diocesi di Cagliari, ed ha per la cura delle anime due preti, il primo de’ quali ha il titolo di vicario. La chiesa principale è sotto l’invocazione di santa Vittoria, l’altra è intitolata di s. Georgio, una ed altra sufficientemente capevoli in proporzione del popolo, che vi può concorrere, ma sacrilegamente indecenti, e più quella di s. Georgio, la quale minaccia rovina ed è una vera spelonca di ladri. In questa mentre il sacerdote celebra la messa i sorci non temono di passeggiare sull’altare!! ed è avvenuto che aprendosi il sacrario per trarne la pisside ne uscisse qualche topolino!!! Quasi non scrivea queste cose, che, pure essendo verissime, sono tuttavolta incredibili. Crederà il lettore che questo popolo sia avaro e non dia nulla alla chiesa? Egli erra, perché tra le buone qualità dei sarrocchesi è questa di pagare puntualmente le decime e senza frodar nulla di quanto devon dare, secondo che sembra a’ preti che sia giusto, come sogliono pur fare verso il monte granatico, al quale corrispondono con tutta esattezza. Su questo particolare posso citare la testimonianza d’un mio amico, il quale due anni or sono fu presente quando un povero uomo, che avea avuto uno scarsissimo raccolto, presentossi a pagare intero il suo debito al monte, intera la decima alla chiesa, sebbene dopo questo non avesse residuo per la sua famiglia che un solo starello!!! Le decime di Sarrocco sono di prebenda canonicale ed appartennero l’ultima volta al cardinale Amat, il quale per molti anni se la godette senza badare a’ bisogni materiali della chiesa, che forse ignorava: ma avendo rinunziato alle medesime, or son due anni, il sindaco col consiglio comunitativo supplicarono il Re, perché fosse soppresso il canonicato, e istituita una rettoria. Fu provveduto secondo la petizione, e fu applicata una parte della prebenda per certo tempo alla fabbrica e fornimento della chiesa; ma finora [sono le] due chiese nello stesso stato d’indecenza con disgusto e scandalo generale. 

Antichità. Nel sito detto s. Antigori, che di sopra abbiamo indicato, trovasi i ruderi di vasto e solido fabbricato antico, ed enormi massi di marmo con molte antiche monete. Nessuna persona d’arte avendo ancora fatta osservazione su quel luogo non si può dire ciò che sia stato. La dedicazione della chiesa del vicinato superiore a s. Georgio fu per una vittoria ottenuta da’ sardi sopra gli africani nel medio evo. Per difetto di documenti non possiam determinar l’epoca. Il luogo di Sarrocco era già da gran tempo spopolato, quando scrisse il Fara la sua Corografia intorno a 1580, e restò ancora deserto per gran tempo. Il primo rione che popolossi fu quello di s. Georgio, dove gli abitanti pericolavano meno, perché propinqui meno alla spiaggia e più alla montagna. Non mancano in questo territorio i nuraghi, ma non possiamo darne né il numero né i nomi.

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Vittorio Angius, CITTÀ E VILLAGGI DELLA SARDEGNA DELL’OTTOCENTO, Pabillonis-Zuri, opera facente parte del "Dizionario geografico-storico-statistico-commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna" di Goffredo Casalis.

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Note sull'autore e sull'opera. Vittorio Angius, (Cagliari, 18 giugno 1797 – Torino, 19 marzo 1862), scrittore, storico e politico italiano, è ricordato in particolar modo per questa opera in collaborazione col Casalis. Egli si occupò dei tre volumi riguardanti la Sardegna attraverso ricerche d'archivio per quanto riguarda il periodo medioevale, mentre per il racconto contemporaneo si recò di persona in ogni singolo villaggio, città o paese, per trascriverne le usanze, le credenze, le feste, la geografia e la storia tramandata oralmente. L'opera si costituisce come un diario di viaggio in cui sono appuntati dettagliatamente tutti gli aspetti dei territori della Sardegna visitati. Tutt'oggi quest'opera è una fonte indispensabile per gli studiosi della storia e cultura sarda.

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