Dimora gentilizia di proprietà dei Marchesi Manca di Villahermosa, è situata a Sarroch, nelle vicinanze di Cagliari, in una località denominata "Orri", sulla riva di ponente del Golfo degli Angeli, al Km 16,1 della S.S. 195 "Sulcitana". [ ENGLISH VERSION ] Foto @bmauiso L'assetto attuale risale all'impostazione dato alla Villa da Stefano Manca, marchese di Villahermosa e S. Croce, negli anni del soggiorno cagliaritano della Corte sabauda (1799-1814), durante il forzato esilio in seguito all'occupazione francese del Piemonte. Unica "villa reale" esistente in Sardegna, ubicata in un'amena posizione tra i colli e il mare, circondata da un parco ricco di essenze arboree e alberi ad alto fusto, la facciata a monte si collega al giardino all'italiana con una scala a tenaglia, adorna di busti marmorei di stile neoclassico, mentre il prospetto verso il mare si inserisce armoniosamente nel paesaggio naturale attraverso un ombroso port
La famiglia Siotto, appartenente all'alta borghesia cagliaritana, strinse i primi rapporti con Sarroch intorno agli anni quaranta dell'Ottocento, in seguito all'acquisto di alcuni terreni da parte di Giuseppe Siotto Pintor (1808-1855), insigne giurista, docente all'Università di Cagliari, deputato al Parlamento, intellettuale liberal-moderato e fratello di Giovanni, illustre letterato, storico e anch'egli deputato. di Luca Tolu LE ORIGINI. La famiglia Siotto proveniva da Orani, dove era riuscita a trarre profitto dal processo di inurbamento dei cavalieri e dei nobili oranesi, occupando importanti spazi politici ed economici. Fu alla fine del XVIII secolo che Giovanni Maria Siotto (1765-1822) si trasferì a Cagliari, formando il ramo dei Siotto Pintor grazie al matrimonio con la nobildonna Luigia Pintor Sirigu. A Cagliari Giovanni Maria portò avanti la professione legale. Fu il legale dei marchesi di Villamarina giudice aggiunto della Reale Udienza di Sard
Nella nostra isola, da tempo immemore, è sempre stato sentito il culto e il ricordo degli antenati. Una ricorrenza che, successivamente, in perfetta continuità nei millenni, è stata abbracciata anche dalla Chiesa, trasformandosi nel giorno della "commemorazione dei defunti". Ad iniziare dalle denominazioni date a questo importante appuntamento di inizio novembre (donniàsantu in sardo campidanese), tali eredità ancestrali che la Sardegna si porta dietro dalla notte dei tempi sono comunque tutt'ora ancora palpabili. A Tiana e Seui si chiamava “su prugadoriu”, a Cuglieri “su pane’e su toccu”, nel nuorese "su mortu mortu", in Baronia e a Dorgali “su peti coccone” o “su pedi coccone”, nell’area campidanese “is animas”, "is animeddas" o “is pannixeddas”, mentre in Gallura esisteva la tradizione de “li molti molti” e nel Sulcis quella de “su biddiu longu”. Ma, al di là delle diverse definizioni, il contenuto era simile con una "scaletta" che si di
Guardando al passato, hanno un fascino antico, che sa di semplicità e di genuinità, le antiche Botteghe. Anche a Sarroch, le botteghe sono state numerose, erano il fulcro di un’intensa attività commerciale ma anche di relazioni sociali, di chiacchiere e di amicizie. In poche parole, erano parte vitale dell’economia del paese: attività che arricchivano il capitale sociale della comunità, succedutesi nei decenni, fino a giungere, alcune di esse, purtroppo, alla scomparsa. Le Botteghe erano composte da stanze di ingresso accoglienti, collegate alle case generalmente affacciate spesso sulla pubblica via. Arredate quasi tutte con un ampio bancone centrale, un registratore di cassa imposizione degli ultimi anni, e le tipiche grandi bilance. Secondo la grandezza della Bottega vi erano presenti anche altri banconi, con gli scaffali di legno, dov’erano esposti i prodotti. Alcune di queste botteghe sopravvivono al tempo solo attraverso i ricordi. Sono frammenti di un mondo scomparso, de
Secondo un antico racconto popolare, le colline che abbracciano il centro abitato di Sarroch sono la cornice di una storia che si tramanda da generazioni. Il racconto Al tempo dei Pisani quì a Genniau c'era una miniera d'oro che ora non si può trovare più e non si sa il punto giusto dove era prima. Il padrone della miniera aveva una figlia bella come la rosa che era una meraviglia vederla. Capita un giorno che questa, passando in un corridoio della miniera, non si sa come sia accaduto (ndr) , questa è caduta e una frana (ndr) l'ha chiusa in mezzo uccidendola quasi subito. Da allora non si sa la miniera come sia andata: fatto sta che si sente accanto a Genniau un telaio che tesse. È l'anima di quella giovane e bella che tesse con un telaio d'oro e tesserá fino a quando le orazioni di qualche anima buona non la libereranno dalla pena. È per questo che questo luogo si dice Genniau che vuol dire porta d'oro. Vicino Genniau si eleva una collinetta con