Un racconto da "Su Sperrimu"
Appena dopo la Seconda Guerra Mondiale l’Italia fu messa in ginocchio. Sopravvivere era un’impresa dura che richiedeva molti sacrifici. La fame provocava grandi sofferenze, causando anche avvenimenti drammatici, come quello che avvenne in “Su Sperrimu de s'Omini”.
La Sardegna, isolata dal mare, viveva perfino più
difficilmente la quotidianità. Vi era un livello di grande arretratezza
generale. La nostra terra soffriva la povertà.
Le memorie storiche di Sarroch lo raccontano bene
e ricordano con nitidezza e tristezza nel cuore questa fase difficile. Mai
vorrebbero tornare indietro nel tempo e rivivere quelle giornate di grandi
difficoltà.
L’alimentazione della maggior parte della
popolazione era costituita da pane, latte di pecora, legumi, ricotta e i
prodotti offerti dalla natura. La carne era un lusso riservato a poche
occasioni o alle famiglie più agiate, insieme a prodotti come per esempio il
caffè e i dolciumi.
Un chiaro esempio era la situazione di Cagliari
che, pur essendo la città più importante, viveva forti situazioni di difficoltà.
Dovuti anche ai bombardamenti che avevano infierito con forza sul capoluogo .
Stessa cosa a Sarroch. Si viveva al limite e
molti abitanti erano così poveri che avevano grosse difficoltà a sfamarsi. Per
sopravvivere ci si trovava costretti anche ad andare per le campagne a cercare cibo, come
ad esempio frutta per sfamare se stessi e i propri familiari.
Fu in questa cornice di grande e diffusa
difficoltà, sulla vetta di una delle più pericolose e caratteristiche vette
rocciose del nostro territorio, che un giorno accadde l’irreparabile. In una di
queste giornate di crisi del dopo guerra si racconta che uno dei nostri
compaesani, si diresse a “Su Sperrimu de s'Omini” con tutto l’impegno possibile per
raccogliere qualcosa da mettere sotto i denti per la propria famiglia. Si racconta che la moglie era in attesa di un bambino e avesse espresso il desiderio di gustare uno dei frutti più prelibati delle campagne sarrocchesi.
In quel periodo dell’anno il frutto più ricercato offerto dalla natura erano i dolcissimi fichi d’india. Una pianta che cresce
spontanea nelle campagne sarde. Si narra che, inerpicato nella montagna, tra una
pianta di Fichi d’India ed un'altra, raccolse parecchi frutti, tanto che il
peso sulla schiena era considerevole. Si racconta che quel peso gli fece perdere
l’equilibrio è cadere a precipizio nel vuoto perdendo la vita.
Il nome completo di questo precipizio roccioso è “Su
Sperrimu de s’Omini”. Toponimo presente con tale definizione anche in un’antica
mappa del 1842. In italiano l’esatta traduzione è “il dirupo dell'uomo”.
Un nome che, purtroppo, fu profetico.
RINGRAZIAMENTI. Un ringraziamento di cuore alle memorie storiche
di Sarroch che mi hanno parlato del periodo della guerra e del dopo guerra con
grande commozione. Voglio citare con gratitudine: Giglio Massa e Mariangela
Caboni.
Un ringraziamento particolare ad Andrea
Bottero e a Tiziana Pinna per aver condiviso questo racconto insieme ad alcuni preziosi particolari.