Zino Sechi e la vera storia del cocchio di Sant'Efisio
Ignazio "Zino" Sechi fu un artista poliedrico, definito con tutti i meriti "patrimonio di Sarroch" in un'articolo dell'Unione Sarda del 2008. Riconoscimento che non è stato fatto proprio anche dagli attuali esponenti di quelle famiglie nobiliari o altolocate, incontrate da Zino nella propria strada, che ne hanno disconosciuto l'eredità artistica come accaduto con la vicenda del carro di campagna di Sant'Efisio.
Dopo aver
raccontato, in un precedente articolo, delle grandi opere di pittura, riproduzione e restauro compiute da Zino nelle sale settecentesche della Villa d'Orri di proprietà dei marchesi Manca di Villahermosa - lavori anch'essi rimasti nell'ombra per troppi decenni - con questo nuovo saggio vogliamo evidenziare un'altra vicenda
che, stavolta, ha messo in relazione l'artista sarrocchese con la famiglia cagliaritana dei Ballero per un'opera collegata ad uno degli eventi culturali e religiosi
più importanti della Sardegna: la Festa di Sant'Efisio.
LA FAMIGLIA SECHI, VILLA D'ORRI E LA VICENDA DEL CARRO. Anche questa storia nasce a
Villa d'Orri, nel 1947, per poi sfociare, quasi sessant'anni dopo, in un caso giornalistico che ha visto protagonista l'Unione Sarda, i Ballero e, naturalmente, Zino Sechi.
Negli anni quaranta il giovane Ignazio Sechi, insieme alle tre sorelle e al fratello Franco, si trasferì da Pirri a Villa d'Orri con la madre Marianna Serra, che aveva trovato occupazione al servizio dei marchesi come ricamatrice. La Signora Serra era dotata di una rara preparazione culturale per l'epoca che certamente influenzò la crescita artistica del figlio Ignazio. Era una dotata poetessa capace di scrivere versi di particolare ricercatezza.
Ancora oggi la famiglia Sechi custodice preziosamente i ricordi di quel viaggio da Pirri a Sarroch a bordo del carro di "Tziu Luiginu". Liliana, la più piccola delle sorelle, racconta di come rimase "estasiata da quel lungo viaggio a contatto con la natura incontaminata" dove, davanti ai loro occhi, si poteva osservare "il mare cristallino che sembrava non finire mai".
In quell'epoca Villa d'Orri, oltre ad essere un vero e proprio villaggio cresciuto attorno all'azienda agricola e alle tenute dei Manca di Villahermosa, era l'equivalente di una scuola d'arte e artigianato: il posto ideale per farsi le ossa e crescere nel campo artistico. Fu infatti in tale circostanza che nacque la partnership artistica tra Zino e il Marchese Vincenzo Manca di Villahermosa, il quale aveva frequentato l'accademia delle belle arti. Zino ha sempre avuto parole di grande riconoscenza per Don Vincenzo, considerato come una sorta di "Padre artistico" capace di aver visto in lui il talento.
Negli anni quaranta il giovane Ignazio Sechi, insieme alle tre sorelle e al fratello Franco, si trasferì da Pirri a Villa d'Orri con la madre Marianna Serra, che aveva trovato occupazione al servizio dei marchesi come ricamatrice. La Signora Serra era dotata di una rara preparazione culturale per l'epoca che certamente influenzò la crescita artistica del figlio Ignazio. Era una dotata poetessa capace di scrivere versi di particolare ricercatezza.
Ancora oggi la famiglia Sechi custodice preziosamente i ricordi di quel viaggio da Pirri a Sarroch a bordo del carro di "Tziu Luiginu". Liliana, la più piccola delle sorelle, racconta di come rimase "estasiata da quel lungo viaggio a contatto con la natura incontaminata" dove, davanti ai loro occhi, si poteva osservare "il mare cristallino che sembrava non finire mai".
In quell'epoca Villa d'Orri, oltre ad essere un vero e proprio villaggio cresciuto attorno all'azienda agricola e alle tenute dei Manca di Villahermosa, era l'equivalente di una scuola d'arte e artigianato: il posto ideale per farsi le ossa e crescere nel campo artistico. Fu infatti in tale circostanza che nacque la partnership artistica tra Zino e il Marchese Vincenzo Manca di Villahermosa, il quale aveva frequentato l'accademia delle belle arti. Zino ha sempre avuto parole di grande riconoscenza per Don Vincenzo, considerato come una sorta di "Padre artistico" capace di aver visto in lui il talento.
Zino iniziò a lavorare come
pittore e restauratore dopo aver mostrato alcuni disegni proprio a Don Vincenzo che,
positivamente colpito, lo ingaggiò come doratore e pittore ufficiale della
Villa fino al 1971. Furono anni straordinari per Zino, ricchi di importanti ricordi.